Niente compiti il lunedì. E a dirlo è la legge italiana


E' la Circolare Ministeriale n. 177 del 14 maggio del 1969 a dirlo: vietato assegnare compiti per il lunedì o far svolgere compiti in classe durante questo giorno della settimana.


A NOTIZIA INCREDIBILE. Questa sarà una notizia che vi cambierà la vita cari studenti, ne siamo proprio sicuri. Una di quelle cose che ricorderete per il resto della vostra vita. Sarà una di quelle scoperte che farete presente a tutti, amici e parenti, nonne e zii e soprattutto insegnanti. Avete mai sentito parlare della Circolare Ministeriale n. 177 del 14 maggio 1969 con oggetto "Riposo festivo degli alunni. Compiti scolastici da svolgere a casa"?

LE COSE CHE LA LEGGE VIETA. Quindi secondo la legge, quali sono le cose che gli insegnanti non potrebbero fare? In primis, assegnare compiti a casa per il lunedì, poi fissare interrogazioni per il lunedì e infine programmare compiti in classe sempre per il primo giorno della settimana. In sintesi, viene proprio vietato agli insegnanti d'impegnare nello studio gli studenti durante il weekend, che invece dovrebbe essere destinato solamente allo svago e al relax. Non ci credete?


Circolare Ministeriale 14 maggio 1969, n. 177
Prot. n. 4600
Oggetto: Riposo festivo degli alunni. Compiti scolastici da svolgere a casa
Con circ. 20 febbraio 1964, n. 62, avente per oggetto: "Compiti scolastici da svolgere a casa e in classe", 
venne richiamata l'attenzione dei Capi d'istituto e degli insegnanti sulla necessità di non sottoporre gli 
alunni ad un carico eccessivo di lavoro per compiti scolastici da svolgere a casa.
In quella occasione, fu posto in evidenza che alla formazione culturale dell'alunno concorre non soltanto 
"l'azione didattica, attuata nella più viva collaborazione tra docenti e discenti", ma anche "il ripensamento 
individuale realizzato con il lavoro personale dell'alunno a casa".
La ricerca da parte dei giovani di nuove conquiste, di nuovi ideali, in uno sforzo continuo di superamento di 
sistemi e di schemi di vita non più aderenti alle esigenze sempre nuove e mutevoli della odierna società, 
una sempre più approfondita valutazione dell'importanza dei problemi del tempo libero, l'incidenza sempre 
più viva ed efficace sui giovani delle manifestazioni collaterali non proprie della scuola ma pur sempre 
riconducibili alle sue finalità e alla sua azione educativa, quali le attività sportive, ricreative e artistiche, 
inducono a considerare da un angolo visuale più ampio tutti i fattori e le componenti che concorrono, 
insieme e ad integrazione della tradizionale preparazione culturale dei giovani ai fini meramente scolastici, 
alla crescita e al completamento della personalità in vista dei successivi traguardi che la vita porrà dinanzi a 
ciascuno di essi.
Anche la consapevolezza e la comprensione al di fuori dell'ambito dell'attività prettamente scolastica di 
alcuni aspetti della dinamica della vita del nostro paese, quali la sua affermazione nel contesto del mondo 
civile, il suo progresso economico, lo sviluppo delle istituzioni democratiche, la partecipazione attiva a tutte 
le manifestazioni volte ad esaltare nelle coscienze gli ideali della democrazia, della libertà, della patria, della 
famiglia, postulando in maniera non meno sentita l'esigenza di nuove aperture in tema di processo 
formativo dei giovani.
In questa prospettiva acquista particolare rilievo l'interessamento e la partecipazione dei giovani alla 
pratica degli sport (nuoto, sci, tennis, calcio, ecc.), specie se promananti dalla scuola medesima o da 
istituzioni aventi fini educativi, alle manifestazioni artistiche (concerti, teatro, mostre dibattiti, ecc.), alla 
visita dei monumenti, dei musei, delle gallerie, attività tutte che quasi sempre si svolgono nelle giornate 
domenicali e in altri giorni festivi.Si risolverebbero, tuttavia, in una vuota affermazione di principio la individuazione e la valorizzazione di un 
tale interessamento dei giovani alle anzidette manifestazioni, se la scuola non si preoccupasse di porre gli 
alunni nella condizione di poterne effettivamente fruire.
Nell'impegno di garantire agli alunni ogni possibilità e ogni componente di sviluppo della loro personalità, la 
scuola non può non preoccuparsi di rendere praticamente possibile questa più ampia e varia forma 
extrascolastica di arricchimento culturale e formativo.
Inoltre, va considerato che nelle giornate festive e, in genere, anche nel pomeriggio del sabato, moltissime 
famiglie italiane, in cui entrambi i genitori svolgono un'attività lavorativa, trovano l'unica occasione di un 
incontro dei propri membri - innanzi tutto genitori e figli - più disteso nel tempo e, quando possibile, in 
ambiente diverso da quello dell'abituale dimora cittadina, più sereno nel riposo dal lavoro, di un incontro 
nel quale trovano alimento il rafforzarsi dei rapporti affettivi, lo scambio delle esperienze, il confronto dei 
comportamenti tra giovani e adulti; in una parola, si ricompone l'unità della famiglia, e questa attua la 
pienezza della sua essenza di primo e fondamentale nucleo sociale e della sua primaria funzione educativa.
In considerazione del duplice ordine di esigenze finora prospettate, questo Ministero è venuto nella 
determinazione di disporre che agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non 
vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo, 
di guisa che nel predetto giorno non abbiano luogo, in linea di massima, interrogazioni degli alunni, almeno 
che non si tratti, ovviamente, di materia, il cui orario cada soltanto in detto giorno.
Si potrà del pari far luogo ad interrogazioni quando ciò sia richiesto dallo stesso interesse degli alunni, in 
vista di scrutini o di esami imminenti, ad esempio per poter riparare in caso di precedenti valutazioni 
sfavorevoli.
Si pregano le SS.VV. di comunicare la presente ai Capi d'istituto, agli Ispettori scolastici, ai Direttori didattici, 
agli insegnanti delle scuole elementari e secondarie. Si confida che il personale docente coglierà appieno il 
senso delle disposizioni impartite, le quali, lungi da tendere ad una attenuazione dell'attività scolastica, si 
propongono di dare possibilità di maggiore impegno agli alunni nei giorni feriali e di rendere più completa e 
integrata l'azione educativa della scuola con gli apporti dell'azione formativa della comunità familiare e dei 
contatti che questa può favorire in sede extrascolastica con il mondo della natura, dell'arte, dello sport e 
con le libere attività di gruppi giovanili organizzati.Circolare Ministeriale 30 ottobre 1965, n. 431
Prot. n. 85792/435
Oggetto: Interrogazioni parlamentari concernenti i compiti scolastici da svolgere a casa
Per opportuna conoscenza, si trascrive la risposta data dall'On.le Ministro ad alcune interrogazioni 
parlamentari, relative all'oggetto:
"Il Ministero ha già espresso il proprio orientamento sul problema di una razionale distribuzione del 
lavoro scolastico con C.M. 20 febbraio 1964, n. 62, prot. n. 50599/213
L'attività di studio in ore extrascolastiche è, in una certa misura, ineliminabile, in proporzione 
naturalmente ben diversa a seconda dei vari ordini o gradi di scuola. Un ripensamento personale da 
parte del discente di ciò che a scuola è stato insegnato costituisce, infatti, una condizione 
insopprimibile per una vera assimilazione ed educazione al sapere.
E' necessario, tuttavia, che l'attività didattica dei singoli docenti sia opportunamente coordinata ai 
fini di una proficua organizzazione dello studio extrascolastico. Un sovraccarico degli impegni di 
studio o la concentrazione di essi in alcuni giorni nuocerebbe, infatti, sia alla salute dei giovani, sia 
al processo di maturazione culturale, che non può essere costretto in schemi innaturali.
Su tale aspetto della questione, la ricordata circolare ha richiamato l'attenzione dei Provveditori agli 
studi e dei capi di istituto, segnalando l'opportunità che i docenti procedano, anche con riunioni del 
consiglio di classe, alle necessarie intese.
Peraltro non si ritiene ora possibile fornire più particolari indicazioni o imporre drastici divieti,
senza interferire indebitamente nella responsabilità che è deferita agli insegnanti di sviluppare i 
programmi e di formare convenientemente i loro alunni.
Prescrizioni drastiche in materia sarebbero, d'altra parte, inopportune in rapporto alla varietà di 
condizioni in cui si compie l'insegnamento e alla necessità di contemperare le varie e non sempre 
concordi esigenze delle famiglie".
Circolare Ministeriale 20 febbraio 1964, n. 62
Prot. n. 50599/213
Oggetto: Compiti scolastici da svolgere a casa e in classe
Da più parti è stato segnalato al Ministero che in talune scuole secondarie gli alunni sarebbero 
sottoposti ad un carico eccessivo di lavoro per compiti scolastici da svolgere a casa.
Premesso che tali segnalazioni in molti casi non corrispondono a situazioni di effettivo disagio, si 
ritiene tuttavia opportuno richiamare l'attenzione dei Capi d'istituto e degli insegnanti affinché 
l'inconveniente lamentato non abbia in alcun caso a verificarsi e soprattutto non abbia ad assumere 
aspetti di sistematicità.Non occorre qui ricordare come alla formazione culturale dell'alunno debbano concorrere sia 
l'azione didattica, attuata nella più viva collaborazione tra docente e discenti, sia il ripensamento 
individuale realizzato con lavoro personale dell'alunno a casa. Ma di questi due momenti della 
preparazione culturale il primo è quello che più profondamente e durevolmente incide nello spirito 
dell'alunno; se esso difetta, difficilmente l'altro momento potrà consentirne un integrale recupero.
Né, d'altra parte, è necessario insistere sulle ovvie considerazioni che il costringere i giovani ad 
aggiungere alle quattro o cinque ore di scuola altrettante, o anche più, ore di studio individuale a 
casa, oltre agli eventuali riflessi dannosi sotto il profilo igienico, contribuisce a determinare una 
preparazione lacunosa - per le scelte inevitabili che i giovani sono indotti di volta in volta a fare, 
quando non possono fronteggiare l'intero sovraccarico - e precaria, per l'impossibilità di una serena 
e approfondita maturazione delle conoscenze.
Sarà, quindi, cura dei Capi d'istituto richiamare l'attenzione degli insegnanti su queste 
considerazioni e sulla opportunità che i docenti procedano preventivamente, anche con riunioni del 
Consiglio di classe, ad opportune intese e stabiliscano adeguate misure volte ad evitare che gli 
impegni di studio a casa siano inegualmente distribuiti e concentrati pesantemente in alcuni giorni 
della settimana.
Quanto qui è stato detto si riferisce in modo speciale alle scuole secondarie superiori, poiché 
particolarmente nella nuova scuola media dell'obbligo, per la impostazione sua stessa, già illustrata 
nei documenti ufficiali, ogni sovraccarico di compiti per casa è naturalmente escluso.
L'esigenza di dosare opportunamente il lavoro scolastico non concerne soltanto i compiti da 
eseguire a casa, ma anche quelli da eseguire in classe, allo svolgimento dei quali un malinteso 
rispetto degli orari prestabiliti induce talvolta il docente a non attribuire il tempo necessario. Tali 
compiti sono in effetti particolari forme di lavoro individuale indispensabili per la formulazione di 
quei giudizi, che la scuola deve pur esprimere. Se le norme e la logica stessa di una prova scritta 
indicano un certo tempo come necessario perché la meditazione individuale possa dare risultati 
capaci di orientare efficacemente un giudizio, il costringere quella prova in un tempo inferiore vale 
a renderla inidonea. Anche per la situazione qui prospettata molte difficoltà possono essere superate 
mediante opportune intese tra i docenti, solleciti non solo delle proprie discipline, ma più ancora 
della totalità dell'opera educativa, la quale non può non essere facilitata anche da un giusto 
coordinamento.




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http://www.unipd.it/ilbo/content/compiti-casa-quali-e-quanti

“Il punto non è se assegnare o meno i compiti – sottolinea Daniela Lucangeli, professore ordinario di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione all’università di Padova – ma quali e quanti assegnarne. I compiti non possono infatti sostituire l’apprendimento del tempo scuola, né tanto meno ciò può essere delegato solo alle lezioni assegnate a casa. 

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